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lackritzj's review against another edition
Translated by HJ Paton. Note: His analysis is highly subjective.
"Act only on that maxim through which you can at the same time will that it should become a universal law."
"Act only on that maxim through which you can at the same time will that it should become a universal law."
fr_eddie's review against another edition
challenging
informative
reflective
medium-paced
3.75
Se fossi un ragazzino dell'ottocento davvero starei andando apeshit.
Credevo di star leggendo "Critica della ragion pratica". Onesto quello credevo. Turns out che quello che ho scaduto è un agglomerato di questo libro, della critica, "La religione nei limiti della semplice ragione" e "Antropologia dal Punto di vista Pragmatico". E dato che avevo finito il primo libro mica potevo non segnalarlo? (più libri insieme non è un solo libro, non fate altre domande, sciò).
Libro davvero interessante, che mi ha fatto fare "mhm" più volte (per questo motivo you can tell hat the soup is good). Non avendo studiato questa parte della filosofia Kantiana, l'ho trovata ancora più nuova e interessante, quindi nel diciottesimo secolo, fatto di oppio, davvero starei al settimo cielo.
"Non c’è dunque che un solo imperativo categorico, cioè questo: agisci soltanto secondo quella massima che, al tempo stesso, puoi volere che divenga una legge universale." Like????
"L’imperativo pratico sarà pertanto il seguente: agisci in modo da trattare l’umanità, sia nella tua persona sia in quella di ogni altro, sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo".
Mia onesta reazione: RAAAAAH PERCHÉ PGNI PERSONA E' DOTATA DI RAGIONE E PER WUESTO SI VEDE COMD UN FINE, MA SE TRATTASSIMO UMS PERSONA COME MEZZO VORREBBE DIRE CJE ANCHE NOI POSSIAMO ESSERE USATI COME MEZZO.
Non stavo scherzando.
Stile scorrevole, Kant ti fa capire perché dice ciò che dice (non come qualcuno che si mette a dire scopati tua madre (Sigmund you know what you did)), anche se il lessico che utilizza si basa molto sui significati che a inizio libro dà a specifiche parole. Ma va bene lo stesso.
"La ragione deve considerare se stessa autrice dei suoi princìpi, indipendente da influenze estranee; perciò deve, in quanto ragion pratica o volontà di un essere ragionevole, considerarsi libera; cioè la volontà di un essere ragionevole può essere una volontà propria soltanto sotto l’idea della libertà, e deve quindi, dal punto di vista pratico, essere attribuita a tutti gli esseri ragionevoli."
PER QUESTO LE PERSONE CHE FANNO SEMPRE LA COSA GIUSTA NON SONO MORLAI PERCHÉ NON SBALIARE ,AI EQUIVALE A NON AVERE VOLONTÀ, PUR VOLENDO NON POTREBBERO SBAGLIARE E QUINDI NON POSSONO DECIDE DI ESSERE MORALI IO AAAAAAAAAAAAAA
Lo consiglierei? A qualcuno che già non l'ha studiato e che è interessato nella filosofia, sì. Continuerò a leggere anche tutti gli altri volumi? Molto probabilmente no. Fra l'ho già studiato che mi leggo
Credevo di star leggendo "Critica della ragion pratica". Onesto quello credevo. Turns out che quello che ho scaduto è un agglomerato di questo libro, della critica, "La religione nei limiti della semplice ragione" e "Antropologia dal Punto di vista Pragmatico". E dato che avevo finito il primo libro mica potevo non segnalarlo? (più libri insieme non è un solo libro, non fate altre domande, sciò).
Libro davvero interessante, che mi ha fatto fare "mhm" più volte (per questo motivo you can tell hat the soup is good). Non avendo studiato questa parte della filosofia Kantiana, l'ho trovata ancora più nuova e interessante, quindi nel diciottesimo secolo, fatto di oppio, davvero starei al settimo cielo.
"Non c’è dunque che un solo imperativo categorico, cioè questo: agisci soltanto secondo quella massima che, al tempo stesso, puoi volere che divenga una legge universale." Like????
"L’imperativo pratico sarà pertanto il seguente: agisci in modo da trattare l’umanità, sia nella tua persona sia in quella di ogni altro, sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo".
Mia onesta reazione: RAAAAAH PERCHÉ PGNI PERSONA E' DOTATA DI RAGIONE E PER WUESTO SI VEDE COMD UN FINE, MA SE TRATTASSIMO UMS PERSONA COME MEZZO VORREBBE DIRE CJE ANCHE NOI POSSIAMO ESSERE USATI COME MEZZO.
Non stavo scherzando.
Stile scorrevole, Kant ti fa capire perché dice ciò che dice (non come qualcuno che si mette a dire scopati tua madre (Sigmund you know what you did)), anche se il lessico che utilizza si basa molto sui significati che a inizio libro dà a specifiche parole. Ma va bene lo stesso.
"La ragione deve considerare se stessa autrice dei suoi princìpi, indipendente da influenze estranee; perciò deve, in quanto ragion pratica o volontà di un essere ragionevole, considerarsi libera; cioè la volontà di un essere ragionevole può essere una volontà propria soltanto sotto l’idea della libertà, e deve quindi, dal punto di vista pratico, essere attribuita a tutti gli esseri ragionevoli."
PER QUESTO LE PERSONE CHE FANNO SEMPRE LA COSA GIUSTA NON SONO MORLAI PERCHÉ NON SBALIARE ,AI EQUIVALE A NON AVERE VOLONTÀ, PUR VOLENDO NON POTREBBERO SBAGLIARE E QUINDI NON POSSONO DECIDE DI ESSERE MORALI IO AAAAAAAAAAAAAA
Lo consiglierei? A qualcuno che già non l'ha studiato e che è interessato nella filosofia, sì. Continuerò a leggere anche tutti gli altri volumi? Molto probabilmente no. Fra l'ho già studiato che mi leggo
tritlo's review against another edition
3.0
Hugmyndin um að lífsreglur ættu að vera þannig að þær séu algildar fyrir alla (e. categorical imperative) er mjög áhugaverð og gagnleg regla til að meta reglur. Bókin sjálf er hinsvegar mjög torlesin og þurr, mæli frekar með að finna góða útlistun á pælingunni frekar en að lesa bókina sjálfa.
mattinthebooks's review against another edition
3.0
I can’t give this less than a three, because the ideologies in this book are foundational to almost any kind of modern thought (whether they’re born out of alliance with or opposition to Kant).
However, I don’t know if it’s a translation I read or Kant himself, but some of this is unreadable until you sit with it for a while. That could be considered good or bad depending on what you think philosophical writing should do to the reader, but personally I’m miffed about it and I’m going to be pouty since Kant can’t do anything about it.
And as the categorical imperative would suggest, you ought not berate me unless you’re feeling up to a bit of berating yourself
However, I don’t know if it’s a translation I read or Kant himself, but some of this is unreadable until you sit with it for a while. That could be considered good or bad depending on what you think philosophical writing should do to the reader, but personally I’m miffed about it and I’m going to be pouty since Kant can’t do anything about it.
And as the categorical imperative would suggest, you ought not berate me unless you’re feeling up to a bit of berating yourself
josh_paul's review against another edition
3.0
Ugh, just imagine what the world would be like if everyone read Kant (shudders).