A review by momotan
Alla ricerca del tempo perduto by Marcel Proust

3.0

Questa sarà una grande ed enorme unpopular opinion ma non posso farne a meno.
Mi guardo intorno e vedo lodi sperticate, dichiarazioni di amore, elogi, mazzi di stelline, reggiseni gettati sul palco, applausi da novanta minuti cadauno per questa opera mastodontica.

E io?

Si, ci sono cose buone (oddio, detta così sembro un nostalgico del ventennio che cerca di elencare i presunti lati positivi del regime...).
Abbiamo, in ordine puramente casuale: un eccellente ritratto dell'aristocrazia e dell'alta borghesia francesi tra fine ottocento e inizio novecente; una terrificante (in senso buono) storia di gelosia e ossessione dove l'amore, se mai è stato presente, è stato rapidamente soffocato nella culla lasciando solo qualcosa di così malato e sbagliato da far stare male; dei capitoli davvero belli e ben fatti come l'intera prima estate di Marcel a Balbec, o diverse parti di Sodoma e Gomorra e del Tempo Ritrovato; la bella storia di Swann che, subito nel primo libro, ci premia per essere sopravvissuti alla prima parte del libro consentendoci di respirare; l'omosessualità; la questione ebraica in Francia mentre all'insaputa di Proust l'Europa si avviava al genocidio della seconda guerra mondiale.
Abbiamo la storia di un protagonista e io narrante che è al tempo stesso il narratore scrittore, un suo alter ego che si muove in un passato tra il reale e l'irreale, in mezzo a personaggi inventati ma che sono figli di persone realmente conosciute dall'autore, in situazioni mutuate dalla realtà, fino a quando il cerchio si chiude e l'io narrante si arriva a sovrapporre allo scrittore stesso. Una storia che è la storia della sua vocazione, la storia di un letterato alla ricerca dell'ispirazione, dell'Arte.


E allora se c'è tutto questo di bello e di buono, perché mai le tre stelline e l'opinione impopolare?

Perché c'è pure tutto il resto.
Ci sono i periodi talmente lunghi da farmi tornare in mente quella mia professoressa di latino e italiano che riusciva quasi ad addormentare perfino sé stessa quando parlava; ci sono le digressioni infinite, le descrizioni minuziose di persone, eventi, cose o paesaggi che non finiscono mai, si susseguono e anestetizzano il lettore.
Abbiamo un inizio che stende come un pugno in volto, abbiamo un eterno girare intorno, abbiamo un amore immenso per ripetere gli stessi concetti ancora e ancora e ancora e ancora e ancora.
Il protagonista è quasi sempre odioso, svogliato, ondeggia tra la meschinità e un'ingenuità disarmante, ci sono stati davvero pochi momenti in cui mi ci sono sentito vicino. Non è un grande peccato che non sia un personaggio positivo (così come non lo è praticamente nessuno a parte -che caso, eh!- la mamma e la nonna di Marcel, e Robert), ma di certo non aiuta ad apprezzare il libro.
Non entro nel merito dell'ultimo libro visto che chiaramente doveva ancora essere limato, riguardato e sistemato dall'autore, fosse sopravvissuto.

Ma il vero problema di questo malloppo è che, molto più semplicemente, mi ha annoiato.
A parte alcune situazioni per lo più già citate (la storia di Swann, le fanciulle in fiore a Balbec, le descrizioni dell'ambiente aristocratico e dei Salotti, il personaggio di Robert, un poco anche le relazioni con Gilberte e con Albertine, il barone di Charlus, l'epifania finale, la morte della nonna) la sensazione prevalente era di noia, era più la speranza di finirlo presto che non la curiosità di vedere cosa ci sarebbe stato dopo.
Una lettura rapidamente diventata una sorta di fastidioso dovere, dove il piacere della lettura era quasi sempre assente, sepolto da descrizioni monotone, ripetizioni, elucubrazioni mentali fini a sé stesse e gli sporadici lampi con qualche grande concetto estratto dal cilindro, come a dimostrare che non bisogna addormentarsi.


Visto che è ritenuto un capolavoro della letteratura mondiale, sicuramente sarà colpa mia.
Non sarà stato il momento giusto per me per leggerlo (penso che almeno per certi concetti sarebbe stato più adatto al me stesso liceale o anche universitario), magari sarebbe stato meglio affrontare i libri separatamente e non tutti insieme, magari un'altra traduzione sarebbe andata meglio, magari è semplicemente colpa mia ch non l'ho capito, chissà.
So solo che stamani ho esultato quando sono arrivato alla parola FINE, lieto finalmente di poter andare avanti e lasciarmi Proust alle spalle. E questo non è certo indice di apprezzamento per il libro.