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A review by ilariam
Le quattro casalinghe di Tokyo by Natsuo Kirino
4.0
« (...) Che razza di donna sei, Masako-san?»«Esattamente come te: ho un marito, un figlio, un lavoro, e sono sola».
Masako, Yaoyoi, Yoshie e Kuniko: quattro donne, non propriamente amiche, ma colleghe del turno notturno in una ditta che confeziona colazioni.
Ciascuna ha una situazione familiare tutt'altro che rosea e, per un motivo o per un altro, ha scelto il turno di notte, faticoso, ma ben pagato, e più facilmente conciliabile con le incombenze domestiche di una moglie o madre.
Una routine piatta e soffocante che viene improvvisamente rotta quando una di loro, ormai esasperata, uccide il marito, e coinvolge le altre nell'occultamento del cadavere.
"(...) c’è una bella differenza fra pensare una cosa e farla!» (...).«Sì, è diverso. Ma per qualche oscuro motivo qualcosa non ha funzionato con la piccola, e lei ha oltrepassato il limite. Pensi davvero che non possa succedere, maestra? (...)"
Perché accettino di venire invischiate nella sordida vicenda non è facile da spiegare: c'è chi lo fa per soldi e chi perché sente di essere l'unica in grado di occuparsene, e in qualche modo intravede un'occasione per sfuggire ad una vita che non le appartiene più.
E questo non è che l'inizio della loro progressiva discesa all'inferno.
Ottimo giallo, ma al di là della trama investigativa, ciò che più colpisce è come Natsuo Kirino riesca a dipingere dei ritratti femminili tutt'altro che edificanti, eppure estremamente realistici: è difficile simpatizzare con le quattro, eppure ciascuna di loro offre un'assaggio della condizione femminile in Giappone, in cui, però, anche le donne del più emancipato (spesso solo teoricamente) Occidente possono riconoscersi.
“Sei tu la donna, no, e allora mi prepari la colazione!”
Masako, forte e volitiva, è in grado di tener testa a qualsiasi uomo, e ciò che vorrebbe è proprio essere trattata come i suoi colleghi di sesso maschile, ma questa è un'ambizione che non le viene perdonata, e che la costringe a licenziarsi dopo 22 anni di duro lavoro in un istituto finanziario.
Yaoyoi, giovane, bella e ingenua, viene definita una madre e una moglie esemplare, eppure è proprio l'impegno che mette nell'occuparsi della famiglia la causa del disprezzo del marito, uomo che arriva a sperperare tutti i loro risparmi dietro ad una hostess e che vede la moglie come un costante rimprovero per le sue mancanze.
Yoshie è vedova, ormai sfiancata nel corpo e nello spirito: vive ai limiti dell'indigenza e deve occuparsi delle figlie e di una suocera invalida; nonostante si prodighi fin oltre le sue forze, tutto quello che fa è visto come dovuto: è una madre, quindi le figlie si sentono praticamente in diritto di sfruttarla fino all'ultima goccia; è una donna, quindi colei a cui vengono affidate le funzioni di "cura", e la suocera invalida può angariarla senza alcun rimorso.
Kuniko non è bella, e sfoga nelle sue frustrazioni nel cibo. E' avida e meschina, eppure il suo attaccamento al denaro e il suo circondarsi di cose costose e alla moda (sebbene quasi sempre delle imitazioni) è il modo che ha per cercare di placare le sue insicurezze, vittima anche lei di una società che vuole le donne sempre giovani, belle e al servizio dell'ego maschile.
“Lei è la madre, e quindi il cuore della famiglia”
Sono donne di oggi, tutte accomunate da un unico tratto: sono sole, ciascuna a suo modo, ma allo stesso tempo non così diversamente dalle altre.
E sono esasperate: basta poco perché ciascuna di loro superi quelli che credeva limiti invalicabili.
“(...) tutto quello che era accaduto lo doveva solo a se stessa, alla sua disperazione e al suo desiderio di libertà.”
Natsuo Kirino non ha paura di sporcarsi le mani, e affonda nei meandri più oscuri dell'animo umano e femminile in particolare, il tutto accompagnato dalla consapevolezza che nessuno si salverà davvero, e che la libertà alla fine non fa altro che coincidere con la solitudine, e per essa si dovrà pagare un prezzo davvero molto alto: guardare realmente in fondo a se stessi e accettare cosa si è veramente.
Ma forse, a volte, la notte è preferibile al giorno, e una vita al "contrario" migliore di una routine fatta di ordine e senso del dovere.
Con Le quattro casalinghe di Tokyo l'autrice si è aggiudicata il Premio della Associazione giapponese degli autori di romanzi polizieschi (日本推理作家協会賞 Nihon Suiri Sakka Kyōkai Shō) e la nomina agli Edgard Awards come Miglior Romanzo nel 2004.
Una lettura che scorre molto velocemente, in grado di catturare il lettore e tenerlo costantemente con il fiato sospeso, ma anche di farlo riflettere sulle tante solitudini contemporanee.
Masako, Yaoyoi, Yoshie e Kuniko: quattro donne, non propriamente amiche, ma colleghe del turno notturno in una ditta che confeziona colazioni.
Ciascuna ha una situazione familiare tutt'altro che rosea e, per un motivo o per un altro, ha scelto il turno di notte, faticoso, ma ben pagato, e più facilmente conciliabile con le incombenze domestiche di una moglie o madre.
Una routine piatta e soffocante che viene improvvisamente rotta quando una di loro, ormai esasperata, uccide il marito, e coinvolge le altre nell'occultamento del cadavere.
"(...) c’è una bella differenza fra pensare una cosa e farla!» (...).«Sì, è diverso. Ma per qualche oscuro motivo qualcosa non ha funzionato con la piccola, e lei ha oltrepassato il limite. Pensi davvero che non possa succedere, maestra? (...)"
Perché accettino di venire invischiate nella sordida vicenda non è facile da spiegare: c'è chi lo fa per soldi e chi perché sente di essere l'unica in grado di occuparsene, e in qualche modo intravede un'occasione per sfuggire ad una vita che non le appartiene più.
E questo non è che l'inizio della loro progressiva discesa all'inferno.
Ottimo giallo, ma al di là della trama investigativa, ciò che più colpisce è come Natsuo Kirino riesca a dipingere dei ritratti femminili tutt'altro che edificanti, eppure estremamente realistici: è difficile simpatizzare con le quattro, eppure ciascuna di loro offre un'assaggio della condizione femminile in Giappone, in cui, però, anche le donne del più emancipato (spesso solo teoricamente) Occidente possono riconoscersi.
“Sei tu la donna, no, e allora mi prepari la colazione!”
Masako, forte e volitiva, è in grado di tener testa a qualsiasi uomo, e ciò che vorrebbe è proprio essere trattata come i suoi colleghi di sesso maschile, ma questa è un'ambizione che non le viene perdonata, e che la costringe a licenziarsi dopo 22 anni di duro lavoro in un istituto finanziario.
Yaoyoi, giovane, bella e ingenua, viene definita una madre e una moglie esemplare, eppure è proprio l'impegno che mette nell'occuparsi della famiglia la causa del disprezzo del marito, uomo che arriva a sperperare tutti i loro risparmi dietro ad una hostess e che vede la moglie come un costante rimprovero per le sue mancanze.
Yoshie è vedova, ormai sfiancata nel corpo e nello spirito: vive ai limiti dell'indigenza e deve occuparsi delle figlie e di una suocera invalida; nonostante si prodighi fin oltre le sue forze, tutto quello che fa è visto come dovuto: è una madre, quindi le figlie si sentono praticamente in diritto di sfruttarla fino all'ultima goccia; è una donna, quindi colei a cui vengono affidate le funzioni di "cura", e la suocera invalida può angariarla senza alcun rimorso.
Kuniko non è bella, e sfoga nelle sue frustrazioni nel cibo. E' avida e meschina, eppure il suo attaccamento al denaro e il suo circondarsi di cose costose e alla moda (sebbene quasi sempre delle imitazioni) è il modo che ha per cercare di placare le sue insicurezze, vittima anche lei di una società che vuole le donne sempre giovani, belle e al servizio dell'ego maschile.
“Lei è la madre, e quindi il cuore della famiglia”
Sono donne di oggi, tutte accomunate da un unico tratto: sono sole, ciascuna a suo modo, ma allo stesso tempo non così diversamente dalle altre.
E sono esasperate: basta poco perché ciascuna di loro superi quelli che credeva limiti invalicabili.
“(...) tutto quello che era accaduto lo doveva solo a se stessa, alla sua disperazione e al suo desiderio di libertà.”
Natsuo Kirino non ha paura di sporcarsi le mani, e affonda nei meandri più oscuri dell'animo umano e femminile in particolare, il tutto accompagnato dalla consapevolezza che nessuno si salverà davvero, e che la libertà alla fine non fa altro che coincidere con la solitudine, e per essa si dovrà pagare un prezzo davvero molto alto: guardare realmente in fondo a se stessi e accettare cosa si è veramente.
Ma forse, a volte, la notte è preferibile al giorno, e una vita al "contrario" migliore di una routine fatta di ordine e senso del dovere.
Con Le quattro casalinghe di Tokyo l'autrice si è aggiudicata il Premio della Associazione giapponese degli autori di romanzi polizieschi (日本推理作家協会賞 Nihon Suiri Sakka Kyōkai Shō) e la nomina agli Edgard Awards come Miglior Romanzo nel 2004.
Una lettura che scorre molto velocemente, in grado di catturare il lettore e tenerlo costantemente con il fiato sospeso, ma anche di farlo riflettere sulle tante solitudini contemporanee.