Scan barcode
A review by la_cantina_dei_libri_0
Lasciarsi cadere by Lidia Yuknavitch, Alessandra Castellazzi
3.0
Questo libro è crudo, violento e disturbante.
Si parla di dolore, guerra, disperazione, ossessione e ci si ritrova in balia di queste onde senza vie di scampo.
I personaggi non hanno nome, vengono infatti identificati con la loro professione, ad esempio: la scrittrice, la poetessa, il pittore, il regista, la fotografa, oppure semplicemente con la bambina, la vedova.
La scrittrice è ossessionata da una bambina che vede in una foto scattata dalla sua amica reporter. Il soggetto è stato immortalato nel momento in cui riesce a scampare l'esplosione che disintegra la sua famiglia. La bambina in qualche modo riesce a sopravvivere, ma la vita non è per niente a suo favore.
La scrittrice, inoltre, riporta a galla degli eventi del romanzo precedente (La cronologia dell'acqua) senza però essere ripetitiva.
Lo stile di scrittura è tipico di Yuknavitch: freddo, essenziale e schietto. Ti sbatte in faccia il lato più brutale, viscerale e vulnerabile dell'essere umano.
Non è tanto la trama a far da pilota, quanto il flussio di coscienza che scaturisce riflessioni profonde.
Mi permetto di ribadire di fare attenzione con questo libro. È davvero molto crudo, ci sono scene di violenza, molestia e mast*rbazione di ambo i generi narrate con tono voyeurista.
Lungi da me a stroncare tale opera. Ho sottolineato pagine intere e mi ha fatto entrare in un loop infinito di domande e pensieri, ma rispetto al romanzo precedente, qui non c'è tanto un filo conduttore da seguire con ordine, perché sono più sprazzi di episodi che vengono raccontati con glaciale freddezza.
Non mi aspettavo tale brutalità, non mi aspettavo di lasciarmi trasportare da tale orrore tanto da farmi mancare il fiato durante la lettura. La confusione della narrazione in alcuni punti non mi ha bloccata. Oltre la questione della bambina della foto, infatti, si intrecciano tanti altri eventi che potrebbero destabilizzare un pubblico più alto sensibile.
Lidia Yuknavitch è una scrittrice che va presa con cautela. Io di lei ho deciso che leggerò qualsiasi cosa scriva, con la consapevolezza che farà male, ma mi è entrata sotto pelle e da lì non si muove.
Si parla di dolore, guerra, disperazione, ossessione e ci si ritrova in balia di queste onde senza vie di scampo.
I personaggi non hanno nome, vengono infatti identificati con la loro professione, ad esempio: la scrittrice, la poetessa, il pittore, il regista, la fotografa, oppure semplicemente con la bambina, la vedova.
La scrittrice è ossessionata da una bambina che vede in una foto scattata dalla sua amica reporter. Il soggetto è stato immortalato nel momento in cui riesce a scampare l'esplosione che disintegra la sua famiglia. La bambina in qualche modo riesce a sopravvivere, ma la vita non è per niente a suo favore.
La scrittrice, inoltre, riporta a galla degli eventi del romanzo precedente (La cronologia dell'acqua) senza però essere ripetitiva.
Lo stile di scrittura è tipico di Yuknavitch: freddo, essenziale e schietto. Ti sbatte in faccia il lato più brutale, viscerale e vulnerabile dell'essere umano.
Non è tanto la trama a far da pilota, quanto il flussio di coscienza che scaturisce riflessioni profonde.
Mi permetto di ribadire di fare attenzione con questo libro. È davvero molto crudo, ci sono scene di violenza, molestia e mast*rbazione di ambo i generi narrate con tono voyeurista.
Lungi da me a stroncare tale opera. Ho sottolineato pagine intere e mi ha fatto entrare in un loop infinito di domande e pensieri, ma rispetto al romanzo precedente, qui non c'è tanto un filo conduttore da seguire con ordine, perché sono più sprazzi di episodi che vengono raccontati con glaciale freddezza.
Non mi aspettavo tale brutalità, non mi aspettavo di lasciarmi trasportare da tale orrore tanto da farmi mancare il fiato durante la lettura. La confusione della narrazione in alcuni punti non mi ha bloccata. Oltre la questione della bambina della foto, infatti, si intrecciano tanti altri eventi che potrebbero destabilizzare un pubblico più alto sensibile.
Lidia Yuknavitch è una scrittrice che va presa con cautela. Io di lei ho deciso che leggerò qualsiasi cosa scriva, con la consapevolezza che farà male, ma mi è entrata sotto pelle e da lì non si muove.