A review by capodoglio
L'impero dei segni by Roland Barthes

4.0

L'esenzione del senso

Per Barthes il Giappone è l'impero dei segni vuoti, cioè senza (poiché privati di) significato. Barthes riconosce nello zen una risposta possibile, la più efficace, al "disgusto per la semiocrazia occidentale" e all'ossessione per la semantica. Il viaggio in Giappone diventa quindi per l'autore un itinerario fuori dalla semiologia.

Stop Making Sense, come direbbe David Byrne.

Come sempre le osservazioni di Barthes sono acute, originali e profonde, anche su argomenti triti come gli haiku, e a cominciare dalle considerazioni iniziali sulla lingua aliena: "com'è illusorio voler contestare la nostra società senza mai pensare i limiti stessi della lingua con cui (rapporto strumentale) noi pretendiamo di contestarla [...] Questi esercizi di una grammatica aberrante avrebbero almeno il vantaggio di suscitare il sospetto nei confronti dell'ideologia stessa del nostro parlare" (p. 13).
In particolare l'interpretazione barthesiana dell'haiku sembra essere la chiave di lettura dell'intera opera & del punto di vista dell'autore, v. il capitolo L'esenzione del senso: "la via buddhista è esattamente quella del senso ostruito: l'arcano stesso del significare, cioè il paradigma, è reso impossibile" (p. 85).