Scan barcode
A review by aleamo99
Oblomov by Ivan Goncharov
funny
lighthearted
reflective
sad
medium-paced
- Plot- or character-driven? Character
- Strong character development? No
- Loveable characters? It's complicated
- Diverse cast of characters? No
- Flaws of characters a main focus? Yes
4.0
Oblomov sta fermo: è una persona sola, non legge, non si informa, non ha un lavoro. Ha una rendita proveniente da una tenuta ereditata, destinata tuttavia a dare sempre meno soldi.
La sua vita sembra cambiare quando incontra Olga, la quale si innamora della sensibilità e della mente poetica di Oblomov. Tuttavia, pretende alcune cose: il matrimonio e "aggiustare" gli affari della tenuta. Olga non riesce MAI a cambiarlo: lo lascia, perché deve preservare anzitutto la sua vita. Con Oblomov muore la nobiltà russa ormai decaduta: lascia però al mondo un figlio, Andrej - col nome dell'amico che l'ha sempre spronato invano - nella speranza che non diventi come lui.
Da un lato riconoscersi in Oblomov è fonte di meraviglia, dall'altro è fonte di angoscia: Oblomov è l'apatia cronica, l'incapacità di gettarsi nella corrente della vita per rimanere sempre a un passo a lato. E' il timore di perdere gli amici senza fare quasi nulla per tenerseli stretti, di non poter vivere appieno una relazione amorosa, perché per quanto fantastica possa essere l'altra persona, neppure lei riesce a scalfire l'indolenza. Si rinuncia a tutto, consapevoli che la nostra attitudine potrebbe avere effetti negativi sull'altro.
Il romanzo è un inno al rifiuto dell'immobilismo, è la descrizione di un uomo che non esiste più e che è in totale antitesi con l'uomo attuale: l'oblomovismo, tuttavia, continua a vivere, e con esso il sospetto che - per quanto ci sforziamo - non si riesca mai a cambiare come persone. La sensazione di blocco rimane e con essa l'impossibilità di trovare un senso alla vita. "Chi ti ha maledetto, Ilja? Tu sei buono, intelligente, tenero e nobile e...vai in rovina!".
Un romanzo a tratti anche divertente, spassoso e leggero: non ti fa mai pesare l'oscura tematica. A tratti anche ripetitivo e prolisso, ma suppongo fosse intenzionale nel farlo, rimarcando la tematica. Fosse stato cento pagine più breve sarebbe stato quasi perfetto: a tutti gli effetti da quando Olga lascia Oblomov fino a quasi alla fine il romanzo perde tantissimo ritmo.
La sua vita sembra cambiare quando incontra Olga, la quale si innamora della sensibilità e della mente poetica di Oblomov. Tuttavia, pretende alcune cose: il matrimonio e "aggiustare" gli affari della tenuta. Olga non riesce MAI a cambiarlo: lo lascia, perché deve preservare anzitutto la sua vita. Con Oblomov muore la nobiltà russa ormai decaduta: lascia però al mondo un figlio, Andrej - col nome dell'amico che l'ha sempre spronato invano - nella speranza che non diventi come lui.
Da un lato riconoscersi in Oblomov è fonte di meraviglia, dall'altro è fonte di angoscia: Oblomov è l'apatia cronica, l'incapacità di gettarsi nella corrente della vita per rimanere sempre a un passo a lato. E' il timore di perdere gli amici senza fare quasi nulla per tenerseli stretti, di non poter vivere appieno una relazione amorosa, perché per quanto fantastica possa essere l'altra persona, neppure lei riesce a scalfire l'indolenza. Si rinuncia a tutto, consapevoli che la nostra attitudine potrebbe avere effetti negativi sull'altro.
Il romanzo è un inno al rifiuto dell'immobilismo, è la descrizione di un uomo che non esiste più e che è in totale antitesi con l'uomo attuale: l'oblomovismo, tuttavia, continua a vivere, e con esso il sospetto che - per quanto ci sforziamo - non si riesca mai a cambiare come persone. La sensazione di blocco rimane e con essa l'impossibilità di trovare un senso alla vita. "Chi ti ha maledetto, Ilja? Tu sei buono, intelligente, tenero e nobile e...vai in rovina!".
Un romanzo a tratti anche divertente, spassoso e leggero: non ti fa mai pesare l'oscura tematica. A tratti anche ripetitivo e prolisso, ma suppongo fosse intenzionale nel farlo, rimarcando la tematica. Fosse stato cento pagine più breve sarebbe stato quasi perfetto: a tutti gli effetti da quando Olga lascia Oblomov fino a quasi alla fine il romanzo perde tantissimo ritmo.