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A review by melanto_mori
Dance! by Paola Zannoner
3.0
Il voto è 3,5 in realtà.
Questo libro mi è piaciuto tanto fino al penultimo capitolo.
Dal penultimo capitolo ho capito che aveva un grosso, grossissimo problema: era troppo breve. E non in senso figurato, quando hai letto qualcosa che ti piace e ne vorresti ancora, no, proprio oggettivamente: è troppo breve per la storia che ha costruito.
Aveva bisogno di molto più spazio e respiro per essere narrata come meritava, perché sono stati inseriti elementi incredibilmente interessanti che però non vengono approfonditi o risolti all'acqua di rose, proprio partendo dal penultimo capitolo.
Prendiamo tutta la sottotrama della madre di Robin: Shane è un personaggio controverso - e pure odioso - ma che ha una sua costruzione molto interessante e ben fatta. Ha preso delle scelte importanti e difficili, ha scelto di non essere madre di una sola bambina, ma di tutte quelle bambine che ha incontrato con il suo lavoro da volontaria. E' una presa di coscienza fortissima, ma poi che succede? Nel penultimo capitolo di colpo si redime, pace e bene, e "figlia mia!!!" e improvvisamente diviene la madre che avrebbe dovuto essere?
L'ho trovato davvero forzato e affrettato. Si aveva fretta di chiudere la storia e quindi sistemare ciò che era rimasto sospeso.
Abbiamo poi Robin, la protagonista, descritta davvero a tutto tondo, con questo atteggiamento da adolescente odiosissimo, ma che ha un suo perché, un suo sviluppo. Odia determinate cose, la imbarazzano certe altre, ha quest'attrazione per Chantal ma non viene mai spiegata di che natura (PER ME E' SAFFICA, VE LO DICO! *-*), sta cercando di evolversi, uscire dal guscio, e cercare di venire a patti con l'assenza di sua madre, epperò poi penultimo e ultimo capitolo e tarallucci e vino. Di colpo Robin non è più la ragazza che veste solo largo, ma si mette un abito colorato e tutto cambia. Debbotto. Anche il suo rapporto con Guido (che è palesemente gay oriented, ma pare che l'autrice abbia terrore di dire le cose come stanno e non ho capito perché! Okay, il libro è del 2005... troppo presto sbilanciarsi rispetto oggi? Probabile). E anche la sua amicizia con Chantal: diventano amiche, rivali in amore? Non si capisce.
E poi Massimo. Massimo che è il vero assente, molto più di Shane, nella vita di sta ragazzina. Che c'è solo perché vive con il padre, ma che di sua figlia non sa niente, non ha fiducia in niente e che nella narrazione semplicemente scompare a favore di un più presente e interessante Aldo.
E questo vuoto narrativo generale che resta alla fine è un vero peccato, perché per me ha rovinato tutto quello che c'è stato prima, ed è caratterizzato da una bella scrittura che si fa prendere molto dai flussi di coscienza. Non ho sempre apprezzato il narratore onnisciente, con questi salti mentali ed emotivi da un personaggio all'altro, ma mi son piaciute le digressioni sulla danza, la presenza dell'omofobia, e lo spazio dedicato alla storia di Shane.
Se soltanto fosse stato più lungo e approfondito, questo libro avrebbe potuto essere un bellissimo gioiello.
Questo libro mi è piaciuto tanto fino al penultimo capitolo.
Dal penultimo capitolo ho capito che aveva un grosso, grossissimo problema: era troppo breve. E non in senso figurato, quando hai letto qualcosa che ti piace e ne vorresti ancora, no, proprio oggettivamente: è troppo breve per la storia che ha costruito.
Aveva bisogno di molto più spazio e respiro per essere narrata come meritava, perché sono stati inseriti elementi incredibilmente interessanti che però non vengono approfonditi o risolti all'acqua di rose, proprio partendo dal penultimo capitolo.
Prendiamo tutta la sottotrama della madre di Robin: Shane è un personaggio controverso - e pure odioso - ma che ha una sua costruzione molto interessante e ben fatta. Ha preso delle scelte importanti e difficili, ha scelto di non essere madre di una sola bambina, ma di tutte quelle bambine che ha incontrato con il suo lavoro da volontaria. E' una presa di coscienza fortissima, ma poi che succede? Nel penultimo capitolo di colpo si redime, pace e bene, e "figlia mia!!!" e improvvisamente diviene la madre che avrebbe dovuto essere?
L'ho trovato davvero forzato e affrettato. Si aveva fretta di chiudere la storia e quindi sistemare ciò che era rimasto sospeso.
Abbiamo poi Robin, la protagonista, descritta davvero a tutto tondo, con questo atteggiamento da adolescente odiosissimo, ma che ha un suo perché, un suo sviluppo. Odia determinate cose, la imbarazzano certe altre, ha quest'attrazione per Chantal ma non viene mai spiegata di che natura (PER ME E' SAFFICA, VE LO DICO! *-*), sta cercando di evolversi, uscire dal guscio, e cercare di venire a patti con l'assenza di sua madre, epperò poi penultimo e ultimo capitolo e tarallucci e vino. Di colpo Robin non è più la ragazza che veste solo largo, ma si mette un abito colorato e tutto cambia. Debbotto. Anche il suo rapporto con Guido (che è palesemente gay oriented, ma pare che l'autrice abbia terrore di dire le cose come stanno e non ho capito perché! Okay, il libro è del 2005... troppo presto sbilanciarsi rispetto oggi? Probabile). E anche la sua amicizia con Chantal: diventano amiche, rivali in amore? Non si capisce.
E poi Massimo. Massimo che è il vero assente, molto più di Shane, nella vita di sta ragazzina. Che c'è solo perché vive con il padre, ma che di sua figlia non sa niente, non ha fiducia in niente e che nella narrazione semplicemente scompare a favore di un più presente e interessante Aldo.
E questo vuoto narrativo generale che resta alla fine è un vero peccato, perché per me ha rovinato tutto quello che c'è stato prima, ed è caratterizzato da una bella scrittura che si fa prendere molto dai flussi di coscienza. Non ho sempre apprezzato il narratore onnisciente, con questi salti mentali ed emotivi da un personaggio all'altro, ma mi son piaciute le digressioni sulla danza, la presenza dell'omofobia, e lo spazio dedicato alla storia di Shane.
Se soltanto fosse stato più lungo e approfondito, questo libro avrebbe potuto essere un bellissimo gioiello.