Strangely moral stories.

Il Visconte Dimezzato e il Barone Rampante sono due libri assolutamente stupendi. Purtroppo non posso dire la stessa cosa per il Cavaliere inesistente, non mi è piaciuto come i primi due ed anzi in molti punti è stato lento e noioso.

Buenísimo

Il visconte dimezzato 4/5
Il barone rampante 5/5
Il cavaliere inesistente 4.5/5

Una stupenda trilogia su come essere, come realizzare sé stessi: si potrebbe parlare per ore delle piccole sfumature di significato di ognuno di questi libri. Il visconte dimezzato è un realizzarsi tramite la diminuzione del proprio io, per poi scoprirsi più di ciò che si credeva di essere; Il barone rampante è un realizzarsi tramite regole autoimposte, fuggendo da quelle stagne che impone la società; Il cavaliere inesistente studia invece la natura stessa dell'essere, della coscienza senza carne e della carne senza coscienza. E' sempre bello riscoprire i libri che ti avevano fatto battere il cuore da bambino - in questo caso per me Il barone rampante e Il cavaliere inesistente - e vedere se ti fanno ancora battere il cuore - anche se per ragioni completamente diverse.

2,5/5

Anche se ho trovato le storie interessanti e curiose, con dei colpi di scena e intrecci ben costruiti, non posso negare che ho trovato la scrittura brutta e tutti e 3 i racconti mi hanno annoiata a morte.
Da quello che ho potuto constatare Calvino “Dice e non mostra” (l’opposto di show don’t tell) rendendo i racconti di difficile digestione. Più e più volte mi son ritrovata a rileggere lo stesso paragrafo perché la mente andava altrove, mi è stato quasi impossibile immedesimarmi nelle storie.
Il visconte dimezzato è stato il mio preferito dei 3 racconti, il barone rampante poteva durare 50 pagine meno e il personaggio di Viola a mio avviso faceva buchi da tutte le parti, è descritta al limite della pazzia, mentre il cavaliere inesistente secondo me è il racconto peggiore.
Non ne consiglierei la lettura, se non forse de singolo racconto del Visconte Dimezzato.

«Aprenderá también él... Tampoco nosotros sabíamos que estábamos en el mundo... También a ser se aprende...»

Así casi termina la tercera y última novela de Nuestros antepasados. Un libro precioso, detallado y detallista que revela un secreto íntimo que aún hoy compartimos: todos los presentes son tiempos de cambio.

Desde la Edad Media hasta la Revolución Industrial, estas historias imaginadas se recrean en la dificultad de ser uno mismo, de hallar la individualidad, siempre en consonancia con el otro. Por una vez, resulta agradable y enternecedor poder comprender que ese otro no es una lucha, sino una posibilidad que abrazar, un suelo común donde todas las raíces del mundo se entrelazan. No sólo en estas épocas o en la nuestra; también el presente de Calvino fue así. Mal de muchos, consuelo de tontos; y cada una de las certerísimas líneas de este libro me han dejado como atontado, en paz, reflexivo y agradecido.

Otra cosa maravillosa que destacar es el papel del narrador. No sólo porque Calvino insista en la continuidad entre toda escritura y la vida misma, que también, y sus contradicciones. Todos los narradores son personajes secundarios de las historias y, a veces, creadores entusiastas de las mismas. Ser espectador también es ser y comprender, como también es la intención del señor Palomar en su novela homónima (también de Calvino), también es ser. De la metafísica al amor más inocente del mundo, todas las páginas se entrelazan con la historia, con el narrador, el autor, el lector y la vida.

No lo sé, no tengo mucho más que decir salvo que leer a Calvino es un deber y también un gran placer. Así lo siento yo: que cada palabra está medida y puesta con ternura, que invita y sugiere y se adapta a lo que sea que dicte la cabeza del lector en cada momento. Este libro de corazón acompaña, o nosotros lo acompañamos a él, que viene a ser lo mismo.

«Oh Pamela, questo è il bene dell'esser dimezzato: il capire d'ogni persona e cosa al mondo la pena che ognuno e ognuna ha per la propria incompletezza.»

- Medardo