Take a photo of a barcode or cover
challenging
dark
emotional
reflective
relaxing
sad
slow-paced
Plot or Character Driven:
Character
Strong character development:
Complicated
Loveable characters:
Complicated
Diverse cast of characters:
No
Flaws of characters a main focus:
Yes
emotional
reflective
sad
slow-paced
Plot or Character Driven:
Character
Loveable characters:
No
I don't know how I'd not heard of Maeve Brennan. Obviously there's lots of authors I've never heard of, but I listen to a fair amount of book related podcasts and often get lost down Instagram bookish wormholes so it's very rare to be completely oblivious to one as good as Brennan. Everyone should know her. Shirley Jackson wrote these domestic non fiction snippets of her own life collected in a life among the savages which I absolutely love and Brennans stories reminds me so much of these except hers are 18 shades unhappier, but in that there's like a fog of sadness over them rather than anything very overtly terrible happening she's also got a bit of the Richard Yates about her (revolutionary road - one of my favourites and not just because the film contains my Winslet) and I know everyone loves Claire Keegan (and I do to) but Brennan would give her a run for her money, which is ironic as Brennan died alone and without pennies and had lost her mind. Knowing that, whilst reading her stories which are filled with quiet interior sadness and the everyday unpleasantness of humans, those small but constant slights that wear away at a person, the impression that no one actually really knows anyone we all just form impressions that are likely at odds with how something is, the authors own ending seemed inevitable. She saw people for what they are, so how could you not lose your mind, I don't imagine she was the most trusting of humans. When I was small (like 5ish) I vaguely recall becoming obsessed with my granddad's sister, a woman I'd never met who'd immigrated to Australia and died long before I existed and I was given this little purse of hers and I always wondered what she was like but no one would ever talk about her. I must've drove everyone mad with my queries and the purse was taken away so I'd forget about her. Clearly my stubbornness started early as I never did but for whatever reason I've the same sort of feeling about needing to know about Maeve. I really would recommend her short stories. It annoys me that she isn't known the way say Claire Keegan is. Or Shirley Jackson. But maybe she is and she was just in my blind spot. 5/5
Son cuentos amenos que he disfrutado. No son nada sorprendente pero para un respiro entre lectura densa y lectura densa viene muy bien.
This book is in 3 sections and the first and third weren’t bad. Then middle of the book was a slog. If you like depressing Irish stories give this a go but the misery and martyrdom isn’t for me. Trying to call the title story among the greatest short fiction of the last century is more than a stretch.
dark
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Plot or Character Driven:
Character
Strong character development:
Complicated
Loveable characters:
Complicated
Diverse cast of characters:
No
Flaws of characters a main focus:
Yes
I enjoyed the autobiographical stories in the first third of the book but found the rest difficult to read. The stories about Rose and Hubert were depressing, and some were far too long for me to properly enjoy. Didn't enjoy the ones about Bagots. I liked the titular story for its more nuanced insight into familial dynamics, particularly between siblings and in-laws, the tensions were well captured and relatable. Overall, an okay read, her prose is definitely promising so looking forward to reading her NY 'long-winded lady' columns.
Maeve Brennan era figlia d’arte.
Suo padre Robert, giornalista ed autore di polizieschi per svago, era anche un combattente per l’indipendenza irlandese: comandò i ribelli della nativa Wexford nell’insurrezione del 1916, rischiando la pena capitale, ed era nuovamente agli arresti quando Maeve nacque, nel 1917. Fu direttore della propaganda prima per il Sinn Féin e in seguito al trattato del 1921 per l’IRA. Quando venne nominato primo ambasciatore dell’Irlanda libera negli USA, nel 1934, si trasferì a Wahington con la famiglia. Maeve aveva 17 anni. Avrebbe vissuto negli States per il resto della vita.
Maeve Brennan scrisse per Harper’s Bazaar e successivamente per The New Yorker, che le affidò la rubrica di costume The Talk of the Town, composta da brevissimi sketch newyorkesi. Una selezione di quei pezzi è stata poi raccolta nel volume The Long-Winded Lady http://bit.ly/gQ8JXt Il cui titolo deriva dallo pseudonimo con cui lei si firmava, e che racchiude già lo sguardo ironico, lieve e un po’ malinconico con cui osservava Manhattan.
Dacché buon sangue non mente (specialmente quello irlandese), Maeve scriveva anche racconti stupendi, che il New Yorker si affrettava a pubblicare. Molti dei quali, curiosamente (o forse no, dato che buon sangue non mente), sono di ambientazione schiettamente irlandese.
Nonostante il nomignolo, the long-winded lady era tutt’altro che prolissa, ed i suoi racconti sono perle di economia narrativa in cui, come capita solo con i grandi, più importante di quanto viene detto è quello che viene sottaciuto. Spesso tornava a scrivere degli stessi personaggi, riprendendone le vicende a distanza di anni e narrandone giovinezza, maturità, vecchiaia.
I sei racconti di questa raccolta, curata nel 1997 da William Maxwell, ex-editor ed amico personale di Maeve, sono divisi equamente tra due di queste serie. A lasciare senza fiato è proprio la maestria con cui la Brennan lascia trascorrere anni nella vita dei suoi personaggi tra un episodio e l’altro, di modo che la vera narrazione è costituita da quanto è accaduto nel frattempo, tacitamente, e dal modo in cui i personaggi si sono adeguati a questi cambiamenti. Non aggiungo altro per non rivelare nulla delle meraviglie che vi attendono, se non che da giorni ormai mi chiedo quali meraviglie racchiudano i racconti della Brennan che ancora non ho letto. E suggerirei anche di fare attenzione all’ordine di pubblicazione dei racconti. The devil is in the details.
Dettagli. Ecco di cosa sono fatti questi racconti. Dettagli minimi, quotidiani, imprescindibili. La Brennan ha il dono (anche questo tipico dei grandi) di far parlare gli oggetti, i muri, il vento. Oltre alla capacità sconvolgente di descrivere con precisione i più minuti processi dello spirito umano. Ho letto molte recensioni analizzare il contenuto di questi racconti; ben più notevole a mio parere è il grado d’introspezione di cui era capace. Non è poi un mistero, e di certo non sorprende, che il suo sguardo narrativo fosse spesso malinconico, attento ma discreto, a suo modo lieve, distaccato e compassionevole. Lo stesso sguardo che ci restituiscono i suoi occhi, nei ritratti fotografici.
Oltre ad essere una persona incantevole, sagace, e molto intelligente, era una donna bellissima: lineamenti delicati, labbra perfette, collo sottile (lo stesso di Virginia Woolf). E quegli occhi.
Maeve Brennan scrisse anche un romanzo breve, The Visitor:
http://bit.ly/gefQBK Si tratta della sua prima opera narrativa, che venne pubblicata postuma solo nel 2000. Ma questa è un’altra storia.
Her own words
La serie BUR Scrittori Contemporanei ha delle copertine molto accattivanti: bellissime foto, fascia colorata sul fondo, elegante riquadro in basso a destra. Oltretutto ho avuto i libri della Brennan in prestito e proprio non dovrei lamentarmi. E nessuno nega che Ada Arduini sia una brava traduttrice, come sa chiunque si sia occupato anche solo brevemente di anglistica:
http://bit.ly/ieBxGy Eppure mi è venuta una gran voglia di leggere questi racconti nella versione originale. Gli irlandesi sono sempre stati ottimi prosatori.
Segnalazioni:
• Un articolo del Publisher Weekly intitolato "Maeve Golightly?" (2004) con un'intervista ad Angela Bourke, autrice della biografia Maeve Brennan: Homesick at The New Yorker: An Irish Writer in Exile. In cui si specula che Truman Capote si fosse ispirato alla Brennan per il personaggio di Holly Golightly. http://bit.ly/eS9wtf
• Roddy Doyle legge il racconto "Christmas Eve", dalla serie Fiction Podcast del New Yorker: http://nyr.kr/2seyWD
Ed ovviamente un ringraziamento a chi mi ha fatto conoscere questa autrice.
Suo padre Robert, giornalista ed autore di polizieschi per svago, era anche un combattente per l’indipendenza irlandese: comandò i ribelli della nativa Wexford nell’insurrezione del 1916, rischiando la pena capitale, ed era nuovamente agli arresti quando Maeve nacque, nel 1917. Fu direttore della propaganda prima per il Sinn Féin e in seguito al trattato del 1921 per l’IRA. Quando venne nominato primo ambasciatore dell’Irlanda libera negli USA, nel 1934, si trasferì a Wahington con la famiglia. Maeve aveva 17 anni. Avrebbe vissuto negli States per il resto della vita.
Maeve Brennan scrisse per Harper’s Bazaar e successivamente per The New Yorker, che le affidò la rubrica di costume The Talk of the Town, composta da brevissimi sketch newyorkesi. Una selezione di quei pezzi è stata poi raccolta nel volume The Long-Winded Lady http://bit.ly/gQ8JXt Il cui titolo deriva dallo pseudonimo con cui lei si firmava, e che racchiude già lo sguardo ironico, lieve e un po’ malinconico con cui osservava Manhattan.
Dacché buon sangue non mente (specialmente quello irlandese), Maeve scriveva anche racconti stupendi, che il New Yorker si affrettava a pubblicare. Molti dei quali, curiosamente (o forse no, dato che buon sangue non mente), sono di ambientazione schiettamente irlandese.
Nonostante il nomignolo, the long-winded lady era tutt’altro che prolissa, ed i suoi racconti sono perle di economia narrativa in cui, come capita solo con i grandi, più importante di quanto viene detto è quello che viene sottaciuto. Spesso tornava a scrivere degli stessi personaggi, riprendendone le vicende a distanza di anni e narrandone giovinezza, maturità, vecchiaia.
I sei racconti di questa raccolta, curata nel 1997 da William Maxwell, ex-editor ed amico personale di Maeve, sono divisi equamente tra due di queste serie. A lasciare senza fiato è proprio la maestria con cui la Brennan lascia trascorrere anni nella vita dei suoi personaggi tra un episodio e l’altro, di modo che la vera narrazione è costituita da quanto è accaduto nel frattempo, tacitamente, e dal modo in cui i personaggi si sono adeguati a questi cambiamenti. Non aggiungo altro per non rivelare nulla delle meraviglie che vi attendono, se non che da giorni ormai mi chiedo quali meraviglie racchiudano i racconti della Brennan che ancora non ho letto. E suggerirei anche di fare attenzione all’ordine di pubblicazione dei racconti. The devil is in the details.
Dettagli. Ecco di cosa sono fatti questi racconti. Dettagli minimi, quotidiani, imprescindibili. La Brennan ha il dono (anche questo tipico dei grandi) di far parlare gli oggetti, i muri, il vento. Oltre alla capacità sconvolgente di descrivere con precisione i più minuti processi dello spirito umano. Ho letto molte recensioni analizzare il contenuto di questi racconti; ben più notevole a mio parere è il grado d’introspezione di cui era capace. Non è poi un mistero, e di certo non sorprende, che il suo sguardo narrativo fosse spesso malinconico, attento ma discreto, a suo modo lieve, distaccato e compassionevole. Lo stesso sguardo che ci restituiscono i suoi occhi, nei ritratti fotografici.
Oltre ad essere una persona incantevole, sagace, e molto intelligente, era una donna bellissima: lineamenti delicati, labbra perfette, collo sottile (lo stesso di Virginia Woolf). E quegli occhi.
Maeve Brennan scrisse anche un romanzo breve, The Visitor:
http://bit.ly/gefQBK Si tratta della sua prima opera narrativa, che venne pubblicata postuma solo nel 2000. Ma questa è un’altra storia.
Her own words
La serie BUR Scrittori Contemporanei ha delle copertine molto accattivanti: bellissime foto, fascia colorata sul fondo, elegante riquadro in basso a destra. Oltretutto ho avuto i libri della Brennan in prestito e proprio non dovrei lamentarmi. E nessuno nega che Ada Arduini sia una brava traduttrice, come sa chiunque si sia occupato anche solo brevemente di anglistica:
http://bit.ly/ieBxGy Eppure mi è venuta una gran voglia di leggere questi racconti nella versione originale. Gli irlandesi sono sempre stati ottimi prosatori.
Segnalazioni:
• Un articolo del Publisher Weekly intitolato "Maeve Golightly?" (2004) con un'intervista ad Angela Bourke, autrice della biografia Maeve Brennan: Homesick at The New Yorker: An Irish Writer in Exile. In cui si specula che Truman Capote si fosse ispirato alla Brennan per il personaggio di Holly Golightly. http://bit.ly/eS9wtf
• Roddy Doyle legge il racconto "Christmas Eve", dalla serie Fiction Podcast del New Yorker: http://nyr.kr/2seyWD
Ed ovviamente un ringraziamento a chi mi ha fatto conoscere questa autrice.
dark
sad
tense
medium-paced
Plot or Character Driven:
Character
Strong character development:
No
Loveable characters:
No
Diverse cast of characters:
No
Flaws of characters a main focus:
Yes
All these stories are set in Ireland, and about 2/3 of them focus on the unspoken tensions within two families. Clean prose that ambles along into beautiful, stand still moments. Can’t wait to read Brennan’s other New Yorker pieces.